Gli istituti di pagamento costituiscono una categoria di soggetti vigilati dalla Banca d’Italia talvolta poco conosciuta ai più. Si tratta di entità autorizzate alla prestazione di uno o più servizi di pagamento, i quali, semplificando un po’, si può dire abbiano ricevuto la loro prima organica regolamentazione nella direttiva PSD1, poi sostituita dalla direttiva PSD2.
La regolamentazione degli istituti di pagamento in Italia è ora principalmente recepita nel Testo Unico Bancario (TUB), cui si affiancano un certo numero di regolamenti attuativi e le Istruzioni di vigilanza e altri provvedimenti emanati dalla Banca d’Italia.
Sebbene i testi sopra citati costituiscano un’ottima base per comprendere le norme alla base di queste entità, siamo di fronte senza dubbio a un complesso normativo molto corposo e suddivisa in tanti provvedimenti che può spesso apparire difficile da padroneggiare.
Il processo autorizzativo di un istituto di pagamento, in sé lineare, è reso complesso dalla necessità di fornire alla Vigilanza informazioni dettagliate e accurate da raccogliersi in un articolato programma di attività.
Requisiti specifici sono richiesti in capo ai soci dell’istituto e in capo a coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo.
Qualche semplificazione organizzativa e autorizzativa è prevista solo per gli istituti che intendano prestare i servizi di disposizione di ordini di pagamento (PIS, payment initiation services) o di informazione sui conti (AIS, account information services).